Dr. Enrico Caruso
Venni vidi e vinsi questo è l’augurio che faccio ad ognuno di voi ad ognuno che segue i nostri video. Questa è la storia di Gabriele Greggio un ragazzo figlio d’arte vissuto nel mondo della comunicazione, il quale nella sua vita ha sempre cercato la versione migliore di sé stesso raggiungendo dei risultati notevoli incredibili in tutto ciò che lui ha fatto.
Cosa vuol dire comunicare cosa vuol dire quindi avere una crescita all’interno della relazione e all’interno della comunicazione al di là del cluttering al di là della disfluenza?
Venni, vidi e vinsi
Queste sono le domande che ci porremo all’interno di questo video diciamo che Gabriele ha sempre avuto un grande amore per la comunicazione e soprattutto per quanto riguarda l’arte lui fin dal bambino voleva fare l’attore nella sua storia fece un percorso un percorso quindi su di sé poi successivamente frequentò le migliori accademy a livello mondiale prevenendo poi a creare una sua Academy a Montecarlo dove oggi insegna ai bambini l’arte di comunicare l’arte di avere presenza scenica acquisire una buona affluenza acquisire un ottimo linguaggio e presenza scenica dipende dall’esercizio che la persona fa ma non dipende attenzione da una tecnica specifica.
Ora a prescindere da un problema di linguaggio è molto importante che la persona abbia una coscienza del proprio sé sonoro. Questa coscienza non dipende molto dal metodo ma è una fantasia mentale che si forma fin da un bambino. Questa realtà immaginativa in realtà corrisponde alla percezione che ho di me stesso nel momento in cui parlo, che si forma fin dai primi anni di vita.
La coscienza del sé sonoro va di pari passo con l’autostima e con la percezione del valore e del potere della propria persona che non dipende solo da una dimensione affettiva o semplicemente da come è andata la nostra esperienza scolastica ma dipende soprattutto dall’interazione tra mente corpo e linguaggio.
Ora come dico sempre il miglioramento delle proprie capacità linguistiche non deriva da una tecnica scientifica per cui applicandola mi cambia la vita, assolutamente no!
Ogni tecnica come dico sempre è condizione necessaria ma non sufficiente. Ognuno come vediamo sul web si inventa la propria tecnica in realtà una tecnica deve seguire una letteratura scientifica pur avendo poi una validità scientifica non è detto che sia applicabile su una persona e che possa portare dei risultati.
Ogni persona deve trovare la sua via ogni persona deve trovare il suo percorso quindi non fidatevi solo di quello che vi si dice a caratteri cubitali sui media oppure sul social quello che vi consiglio sempre di approfondire la vostra capacità linguistica mettendomi in gioco costantemente, quindi equipaggiandosi la persona diventa forte, comincia a riconoscersi in questo suo immaginario sonoro come dicevo.
Il Consiglio
Quindi il consiglio che voglio darvi di non andare alla ricerca compulsiva del metodo miracolistico perché il vero miracolo siete voi stessi che lo fate mediante diverse tecniche mediante poi un percorso che porta alla conoscenza delle proprie capacità linguistiche e anche espositive. Il corso miracolistico, tanti corsi miracolistici che noi vediamo sul web, in realtà propongono delle guarigioni, forse fittizie il più delle volte troviamo persone che vendono miracoli a caro prezzo, non è così.
Il linguaggio è una funzione, il linguaggio si può migliorare, il linguaggio è soprattutto l’andare verso l’alto che non si riduce a 5 giorni o a 10 giorni e via dicendo, il linguaggio diventa apertura verso l’altro ma anche diventa un’apertura della propria anima verso l’altro, e quando la persona si affida semplicemente ad una tecnica in quel caso si sta affidando ad una finzione.
Anni fa, come disse un mio paziente, dottore dopo il suo percorso ho capito una cosa, che nella presentazione o nel public speaking, noi presentiamo delle slide, ok però ho capito che quelle slide non servono a nulla perché la vera slide sono io e questo deve diventare soprattutto il vostro punto di forza.
Chi è la vera slide il consiglio che vi do per una cura mirata e soprattutto per una vostra conoscenza di affidarvi solo a professionisti sanitari con una vantata esperienza clinica del campo quindi lasciate i maghi lasciate chi vende questi miracoli e cercate di fare una vostra ricerca attivando il vostro pensiero critico e infine, come già detto, ricordatevi che la guarigione è nelle vostre mani. Il vero metodo scientifico siete voi. Adesso vediamo la storia di Gabriele Greggio vediamo cosa ha fatto e i consigli che vi dirà ci vediamo nel prossimo video grazie a voi tutti.
Gabriele Greggio
Presentazione e lavoro attuale…
Ciao, sono Gabriele Greggio, ho 30 anni e sono un attore. Il mio lavoro attuale consiste nel fare il coach di recitazione alla Montecarlo Acting Academy, basata qui a Montecarlo. Insegno le varie tecniche di recitazione e tutto ciò che comporta il lavoro dell’attore, a partire da bambini di 6 anni fino ad ogni età. Le classi sono divise in quattro gruppi, corrispondenti a fasce di età: dai 6 ai 9 anni, dai 10 ai 13 anni, dai 14 ai 18 anni, e infine la masterclass dai 18 anni in su.
Cos’è il valore della comunicazione per te?
Wow! Il valore della comunicazione, per me, è tutto. La comunicazione è una delle cose più importanti a livello di salute universale: mentale, emotiva e, soprattutto, l’ho imparato con te, Enrico. Sin da quando avevo 11 anni fino ad ora, mi hai seguito e mi hai fatto comprendere il valore di come comunicare le cose, di come comprendere tante cose di noi stessi a livello psico-emotivo, per poi cercare di portare al mondo la nostra versione migliore di noi stessi.
Secondo me, uno dei modi per fare questo è soprattutto comprendere il valore della comunicazione e sapere comunicare con la gente in modo che possa aiutare un po’ tutti a essere trasparenti e sinceri. Il valore della comunicazione è qualcosa che ha portato avanti l’umanità e continuerà a farlo. La trasparenza e il sapere comunicare con il mondo attorno a noi penso che siano di valore indispensabile.
Come è andata nella tua vita passata? Famiglia, sociale, scuola?
Come mi hai detto tu, Enrico, negli anni, l’importante è affrontare qualsiasi cosa accada nella nostra vita, cercando di utilizzarla come una lezione, come un’opportunità per perseverare e capire meglio noi stessi. Direi che le tante giornate e sessioni insieme dedicate al lavoro sulla balbuzie mi hanno permesso di scoprire tantissime cose sull’altalena della vita. Mi hai aiutato a vedere chiaramente molte cose, come ad esempio l’importanza della comunicazione e del riuscire a centrarsi nei momenti più difficili. Nei momenti di nervosismo, ansia o stress, mi hai insegnato a controllare il respiro e a proseguire al mio ritmo.
Devo ammettere che la balbuzie è stata, per certi versi, un momento molto complicato, ma con il tempo ho capito che è stata anche un dono. Mi ha portato a prestare maggiore attenzione al mondo che mi circonda, a essere più consapevole di ciò che accade intorno a me. Negli anni più difficili, quando la balbuzie si faceva più forte, ho imparato ad ascoltare di più, sia il mondo che le persone attorno a me. Questo ascolto, che inizialmente sembrava quasi una necessità, si è rivelato un dono: mi ha permesso di sviluppare una maggiore empatia, sia per le persone che per la vita in generale.
Guardando al passato, posso dire che, tra alti e bassi, soprattutto nei bassi, ho imparato moltissimo. Grazie alle tue lezioni, Enrico, mi hai aperto gli occhi sull’importanza di vedere ogni esperienza come un’opportunità di crescita. Mi hai fatto capire che non esiste un’esperienza completamente negativa, poiché da ogni situazione si può trarre una forza e una maggiore empatia. Questo ci aiuta a comprendere la sofferenza degli altri e a supportarli nei loro momenti difficili.
I momenti belli sono stati eccezionali, ma anche quelli più difficili hanno contribuito a trasformarmi nella persona che sono oggi. Una frase che mi hai insegnato e che non dimenticherò mai è “venni, vidi e vinsi” (o “vici”). Mi hai fatto capire che, quando abbiamo paura, dobbiamo affrontarla, rimanere nel momento, comprenderlo e lavorare sul respiro per centrarci. È così che possiamo vincere e conquistare ogni situazione, buttandoci e affrontando con coraggio ciò che la vita ci presenta.
Cosa è mancato?
Cosa è mancato? Direi che, alla fine, penso che tutto ciò che deve accadere accade. Tuttavia, forse avrei voluto avere un po’ più di fiducia in me stesso nei momenti in cui non ne avevo. Grazie a Dio, però, ho avuto attorno a me un grandissimo supporto: mio padre, mia madre, te, mio fratello, e la mia famiglia. Anche nei momenti in cui magari non riuscivo nemmeno a dire il mio nome, loro sono sempre stati pieni di amore, comprensione ed empatia verso di me. Questo mi ha aiutato veramente a trovare la luce e la sicurezza in me stesso.
Forse, nei primi due o tre anni, ero anche piccolo, tra gli 11 e i 13 anni. Durante l’adolescenza, era facile chiedersi: “Perché proprio a me? Perché questa balbuzie, questa ansia, questa paura di esprimermi?” All’inizio, penso mi sia mancata un po’ più di fiducia in me stesso, ma con il tempo l’ho acquisita. Come ci diciamo spesso, Enrico, è un percorso lungo, ma trovare il positivo anche in un cammino che può essere difficile aiuta tanto a perseverare. Alla fine, si arriva a trovare la luce, il coraggio e quel ruggito interiore che serve per affrontare ogni esperienza della vita.
Quali sono stati i tuoi sviluppi, sociali e professionali?
Direi che, a livello sociale, ho scoperto un nuovo mondo quando ho capito che, anche se inizialmente ci può essere paura, ansia o balbuzie, bisogna buttarsi. Come mi hai detto tu, Enrico, bisogna buttarsi e creare esperienze, che sia leggere ad alta voce in classe, dire qualcosa durante una conversazione a cena con amici o genitori, o in una situazione professionale. Ho scoperto che, facendo questo, è emersa una fiducia in me stesso che prima non esisteva.
C’è una linea sottile tra restare nel proprio guscio e uscire per scoprire il mondo. Ho imparato ad accettare che, anche se ci si esprime e non va come previsto, è comunque un passo avanti. Altre volte, invece, ho scoperto che esprimermi con coraggio mi sorprende positivamente. Questi sviluppi sociali mi hanno portato a credere che ogni risultato sia comunque un progresso.
A livello professionale, questi sviluppi mi hanno aiutato tantissimo, soprattutto come attore. Ho imparato a esprimermi, a empatizzare con un personaggio e con gli attori con cui condivido la scena, ma anche a migliorare la mia capacità di ascolto. La recitazione, in fondo, è fatta soprattutto di ascolto: ogni parola che pronunciamo è una risposta a ciò che percepiamo o vediamo. Questo approccio mi ha permesso di migliorare come attore.
Quando ero piccolo e non riuscivo sempre a esprimermi come desideravo a causa della balbuzie, sono stato, in un certo senso, costretto ad ascoltare di più. Questo mi ha aiutato enormemente, sia a livello personale che professionale. Durante la scuola di teatro, sul set e a teatro, ho imparato che assorbire completamente il mondo attorno a noi è fondamentale. Questa lezione, che ho imparato grazie alla recitazione e alla mia esperienza di vita, penso sia preziosa non solo per un attore, ma per chiunque.
Come è stato il tuo percorso di crescita: cure, strategie e altro…
In tutta onestà, il mio percorso di crescita inizia con te, Enrico, a 11 anni, quando mio papà e mia mamma mi hanno portato da te. Abbiamo iniziato a lavorare sulla logodinamica, soprattutto cominciando dal respiro. Devo dire che, nella vita, spesso non ce ne rendiamo conto, ma il respiro è la base di tutto. Entrare in classe con te e iniziare subito a fare esercizi di respirazione mi ha aiutato a trovare un ritmo che prima non avevo. Come ci diciamo spesso, si tratta di trovare il “nirvana”, quella situazione e quel feeling che ci permettono di essere in uno stato di pace assoluta.
Con te ho imparato tantissime strategie e pratiche che funzionano a lungo termine: la lettura quotidiana con il primo e il secondo modello, la respirazione, la bioenergetica. Tutte queste cose, secondo me, contribuiscono a migliorare la persona, rendendoci più consapevoli di noi stessi. Ora riesco quasi sempre a identificare la provenienza di certi blocchi emotivi, che siano causati da un evento recente o da altro. E con tutte le strategie che ho imparato da te, nelle classi di teatro, nella vita, e attraverso la meditazione, riesco a risalire alla radice del problema e, pian piano, a superarlo. A volte mi scappa qualche parola in inglese, come “overcome it”, che significa riuscire a spegnere quel blocco emotivo.
Devo dire che soprattutto lavorando sempre insieme, quegli anni formativi dagli 11 ai 18 anni, nella scuola, sono stati un periodo molto intenso per me. Tu sei stato fondamentale nel rendermi curioso di scoprire queste strategie e questi esercizi, che mi hanno aiutato davvero a trovare fluenza, tranquillità e il coraggio di esprimermi nei momenti in cui non mi sentivo pronto, specialmente in classe, durante le letture e gli esami orali.
Grazie all’arsenale di esercizi che mi hai aiutato a costruire – dalla logodinamica alla respirazione, fino alla meditazione – mi sono sentito molto più tranquillo, rilassato e preparato per affrontare questi momenti. Devo dire che questo percorso non finisce mai: è continuo e si evolve sempre. Con il tempo ho scoperto che questa continuità è una vera gioia, perché ogni anno, ogni mese, ogni settimana, ogni giorno aggiungo qualcosa di nuovo che magari prima non conoscevo. Ora queste scoperte mi aiutano davvero a raggiungere quel “nirvana” di cui parliamo spesso in classe.
I tuoi dolori?
Eh, i miei dolori sono tanti, penso un po’ come quelli di tutti. Nel percorso della vita, è inevitabile trovarsi di fronte a situazioni che possono generare sofferenza. Un momento in particolare che ricordo è stata la prima volta in cui ho avuto una balbuzie forte in classe, leggendo ad alta voce durante una lezione di inglese. Spesso, prima che iniziassimo le nostre lezioni, avevo chiesto ai maestri di evitare la lettura ad alta voce, perché volevo concentrarmi di più sulla classe senza la paura e l’ansia di dover leggere. Questa ansia mi distoglieva un po’ dal lavoro scolastico, in tutte le materie.
Un giorno, però, durante la classe di inglese, avevamo iniziato a leggere un libro nuovo. La prima parola della prima pagina era “between”, e mi ricordo che non riuscivo proprio a pronunciarla. Mi bloccavo sulla “B”, ripetendo “boh, boh, boh…” senza riuscire a proseguire. Non mi aspettavo di dover leggere in quella classe, e questo mi ha colto di sorpresa. Il maestro, però, è stato molto bravo e mi ha incoraggiato, dicendo: “At your own rhythm” (al tuo ritmo). Mi ha invitato ad andare avanti, anche se fossi riuscito a leggere solo una frase o due in un quarto d’ora. Alla fine, sono riuscito a leggere solo due o tre frasi. Certamente, in quel momento, ho provato tanto dolore e un po’ di imbarazzo, ma è stato un momento cruciale e importantissimo per me.
Dopo quella classe, sono venuto da te, Enrico, e ti ho raccontato che non me lo aspettavo. Tu mi hai detto che, per conquistare ogni momento, bisogna essere preparati e prepararsi ogni giorno. Questa è una lezione che porto con me, soprattutto nel lavoro. Che si tratti di un film o di un testo teatrale, ora mi preparo cinque volte di più rispetto a quanto penso sia necessario, così da sentirmi totalmente a mio agio e pronto per qualsiasi situazione.
Da quel giorno, in quella classe di inglese, ho iniziato a seguire una routine quotidiana. Ogni giorno compilo la tabella fonemica, leggo utilizzando il primo e il secondo modello e mi dedico a esercizi di respirazione ogni mattina, per almeno mezz’ora, prima della scuola. Questo esercizio mattutino è diventato una pratica bellissima che continuo tutt’oggi: mi rilassa profondamente e mi porta a quella sensazione di nirvana, un rilassamento quasi totale che mi fa sentire pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Certo, nella vita ci sono sempre imprevisti, quindi un po’ di nervosismo è normale, ma prepararmi più del necessario mi dà il coraggio e la sicurezza per affrontare ogni situazione.
Come ci siamo detti spesso, i dolori sono inevitabili, ma sta a noi non lasciare che ci sconfiggano o ci annientino. Trovo che ogni dolore abbia un’importanza vitale: dobbiamo scoprire la poesia e la lezione dietro quella sofferenza, che ci rende più curiosi e più forti. All’inizio il dolore fa stare male, ma a lungo andare si trasforma sempre in un dono.
Le tue vittorie?
Le mie vittorie penso nascano sempre un po’ dai miei dolori. Con questo intendo dire che dai miei dolori sono sempre riuscito a trovare qualcosa che mi ha aiutato a raggiungere i traguardi che ho sempre desiderato, magari con un pizzico di qualcosa in più. Quel qualcosa in più penso sia l’empatia: la capacità di comprendere il dolore altrui e di trasformarlo in una forza propria, anziché lasciarlo diventare qualcosa che possa annientarci.
Le mie vittorie sono quelle che derivano dall’utilizzo delle mie esperienze in diversi ambiti, in particolare legate alle sofferenze vissute crescendo, come la balbuzie e le difficoltà di espressione. Queste esperienze mi hanno accompagnato negli otto anni di scuola di teatro, sul set di film e a teatro, e oggi posso portarle ai miei studenti qui alla Academy. Penso che questa sia la mia vittoria più grande: riuscire a trasmettere ai miei studenti ciò che ho imparato dalle mie esperienze, sia quelle belle che quelle più dolorose.
Per me, la mia più grande vittoria è vedere le vittorie delle persone a cui voglio bene: la mia famiglia, mia moglie, i miei studenti e i miei amici. Essere di aiuto per loro è una soddisfazione enorme. Per esempio, aiutare i miei studenti a trovare un agente, ottenere un’audizione e conquistare un ruolo è una gioia immensa. Nei momenti in cui si sentono giù o insicuri, cerco di riportarli alla luce e far loro vedere la forza che hanno dentro di sé. Questo, per me, è la vittoria più grande.
Attraverso la nostra esperienza insieme, Enrico, ho imparato quanto sia importante far vedere alle persone la loro forza. Ti ringrazierò sempre infinitamente per questo. È facile perdersi in ciò che di negativo ci accade nella vita, ma aiutare qualcuno a trovare il proprio coraggio e la propria forza è una vittoria straordinaria. Permette di dare speranza e di stimolare a spingere in avanti, senza arretrare. Utilizzo anche gli anni più dolorosi della mia vita, legati alla balbuzie, come esempio per dire: “Se ce l’ho fatta io, ce la potete fare anche voi.” Determinazione, empatia e amore per la vita sono fondamentali per non lasciarsi abbattere dai momenti difficili, ma usarli come trampolino di lancio verso obiettivi che non pensavamo neanche fossero possibili.
A scuola, quando non riuscivo nemmeno a leggere una frase di un libro, non avrei mai immaginato di arrivare a studiare a Los Angeles, Londra e New York. Non avrei mai pensato di lavorare in un film con Antonio Banderas, di condividere un set con mio padre – un onore infinito –, di recitare accanto a Ben Kingsley o di fare film con attori e registi che ho sempre amato, come Filippo Timi. Questo mi ha insegnato che bisogna spingere in avanti e trovare la poesia nel dolore, per poi scoprire la gioia nella vittoria.
La vittoria ha un sapore molto più dolce quando nasce dal tanto lavoro, lavoro che spesso parte da un momento di sofferenza. Queste sono le mie vittorie. Spero sempre di poter continuare ad aiutare i miei studenti a trovare la loro voce e la loro forza, sia in classe che nella vita.
I tuoi sogni odierni?
I miei sogni penso che siano quelli di continuare a fare il lavoro che svolgo adesso al Montecarlo Acting Academy, cercando di ispirare i miei studenti, che siano bambini, adolescenti o adulti, a trovare la loro voce, il loro coraggio e la gioia nell’esprimersi. Per tanto tempo mi ero chiuso in me stesso e non avevo ancora scoperto il valore di esprimermi, di essere onesto e trasparente, e di capire ogni emozione per poi cercare di condividerla con il mondo. Con il tuo aiuto, Enrico, e con il sostegno dei miei genitori e delle persone che mi hanno voluto e mi vogliono tanto bene, ho scoperto questa luce. È una luce che, nelle classi di recitazione, mi ha messo alla prova, perché penso che il mestiere dell’attore sia non solo emulare, ma anche comprendere tutti gli aspetti della vita.
Vorrei cercare di espandere questo percorso e di rendermi sempre più disponibile per i miei studenti, aiutandoli in ogni modo possibile. Che si tratti di trovare un agente per lavorare nei film o a teatro, o di migliorare ogni giorno in tutti gli ambiti della recitazione, voglio far capire loro che dentro di loro esistono immensa forza, positività ed energia. Andando avanti nella vita, queste qualità saranno fondamentali, non solo per loro stessi ma anche per chi li circonda. Credo fermamente che, se si vuole del bene agli altri e si cerca di aiutarli, questo innesca un effetto domino che si propaga continuamente.
Inoltre, vorrei continuare a lavorare come attore, sia nei film che nelle serie o a teatro. Ogni volta che ho un’esperienza di questo tipo, desidero riportare ciò che ho imparato in classe e continuare a ispirare i miei studenti con le esperienze che vivrò sul set o a teatro. Voglio essere sempre circondato da questo bellissimo mondo fatto di arte ed espressione, che si tratti di un film, di una serie o di una rappresentazione teatrale. Voglio vivere immerso in questo universo a 360 gradi, cercando di condividere con i miei studenti tutto ciò che apprendo, sempre con amore, pazienza e gioia.
Questo è il mio sogno.
Cosa consigli a chi ci segue?
Allora, un consiglio che mi hai dato anche tu, Enrico, quando abbiamo iniziato a fare le nostre sessioni insieme, è quello di fare un passo avanti e affrontare le situazioni che ci mettono paura o ci bloccano. Anche se all’inizio può sembrare doloroso, ogni volta che si affronta una difficoltà si migliora, anche solo di una piccola percentuale. Che si tratti di timidezza o di balbuzie, con il tempo e la pratica costante, si diventa sempre più bravi ad affrontare quelle sfide. Come mi hai detto tu, quando si sente paura bisogna buttarsi, nuotare e avere fiducia in se stessi. Più si pratica qualcosa, più si migliora, anche se inizialmente può essere inevitabilmente un po’ doloroso. Alla fine, migliorerà sempre.
C’è una bellissima frase di Tom Hanks che ho visto in un’intervista: “To shall pass,” che significa “Anche questo passerà.” Quindi, qualunque cosa brutta o dolorosa stiamo attraversando, passerà. Dopo la pioggia c’è sempre un arcobaleno. Bisogna ricordare che, anche nei periodi più difficili della vita, torneranno momenti più positivi e belli.
Il mio consiglio è di essere perseveranti e forti, e di vedere ogni momento doloroso come qualcosa che, a lungo andare, ci renderà più resilienti. Ma è anche importante essere gentili con gli altri: ascoltare le persone, essere curiosi riguardo alla loro vita. Credo che sia fondamentale chiedere alle persone che amiamo, almeno una volta al giorno, come stanno, se c’è qualcosa che possiamo fare per loro. Questo atto di altruismo quotidiano, anche solo donando un po’ del nostro tempo, ha un valore immenso. È una piccola cosa, ma penso che sia una delle più importanti. Dare il nostro tempo a chi amiamo ci permette di costruire legami profondi e sinceri.
Come lo sei stato tu e tante persone nella mia vita – i miei genitori, mio fratello, mia moglie – questi piccoli gesti costanti di amore e empatia ci aiutano a percorrere la vita in modo sereno. Essere forti, ma anche forti insieme, penso sia il consiglio più importante che posso dare.
Infine, Enrico, voglio dirti grazie. Sei una persona che mi ha davvero cambiato la vita. Mi hai aiutato a vedere tantissime cose di me stesso, a essere più forte ogni giorno e a superare momenti difficili. Mi hai insegnato a trovare un po’ di poesia anche nel dolore, che poi si trasforma in una vittoria.
Ti ringrazio dal profondo del cuore e ti voglio tanto bene.